Da sempre risulta arduo offrire una convincente definizione di un concetto difficile da delimitare entro i rarefatti confini di un contenitore terminologico. Spesso un significato, un valore, un principio di vita vissuta abbisogna di un’espressione libera e indipendente che trascenda il minimalismo del semplice aforisma, sebbene esso possa sovente rendere l’idea. L’amicizia, nel caso, rappresenta uno dei capisaldi umani impossibile da circoscrivere poiché analizzabile soltanto se contestualizzato, suffragato da una situazione confacente più a un’anamnesi che a una disamina.
L’amicizia, nel caso, rappresenta uno dei capisaldi umani
Il mondo delle arti ha nei secoli cercato di fornire un’adeguata rappresentazione a riguardo e, che ci sia riuscito o meno, gliene siamo comunque grati. La Settima Arte, nella fattispecie, è quella che si è avvicinata di più all'essenza della parola in sé e per sé, spargendo un caleidoscopio di interpretazioni che dimostrano come l’amicizia si presti a molteplici chiavi di lettura e approcci permeati dal gusto della soggettività. Per ognuno di noi, amicizia significa qualcosa, un parallelo o l’esatto contrario dipendente da quelle che sono situazioni, condizioni, aspirazioni.
L’amicale assunto de “Le fate ignoranti”
Ne ha colto lo spirito “Le fate ignoranti”, opera cinematografica diretta nel 2001 dal regista Ferzan Ozpetek e interpretato fra gli altri da Margherita Buy e Stefano Accorsi. La storia vede il medico borghese Antonia (Buy) scoprire il tradimento del marito scomparso in un incidente. L’indagine atta a svelare l’identità dell’amante la porta a entrare in contatto con un gruppo di omosessuali di cui fa parte Michele (Accorsi), con il quale il consorte di Antonia aveva una relazione da 7 anni. Allo sconcerto iniziale della donna segue la graduale esplorazione di una dimensione inedita, solo in apparenza distante, che si rivelerà fondamentale per un rinnovamento interiore e un ultimo scatto di maturazione sentimentale. Il film è una sorta di specchio dei tempi da cui fuoriescono le radici salde di un’amicizia al contempo magmatica e paradigmatica, fatta di svincolanti associazioni ma anche di regole volte ad alimentare una comune di anime perse che si ritrovano.
L’annoso problema della definizione di amicizia
“Reciproco affetto, costante e operoso, tra persona e persona, nato da una scelta che tiene conto della conformità dei voleri o dei caratteri e da una prolungata consuetudine.”
Una sintesi evinta da un qualunque vocabolario è il lapidario stiracchiamento di qualcosa di più ampio, meritevole di un discorso approfondito. Poeti, scrittori e aforisti si sono prodigati a tessere Belle frasi sull'amicizia: Epicuro asseriva che “La vera amicizia resiste al tempo, alla distanza e al silenzio”, Aristotele, invece, diceva che “La vera amicizia è una pianta che cresce lentamente e deve passare attraverso i traumi delle avversità perché la si possa chiamare tale” e, ancora, è di Isabel Allende l’affermazione secondo cui “Non esiste nulla che renda il mondo tanto spazioso come avere amici molto distanti; sono loro che formano le latitudini e le longitudini.”
Poeti, scrittori e aforisti si sono prodigati a tessere frasi sull'amicizia belle ed eleganti
Tutto ineccepibilmente vero, ma lo è altresì la constatazione del fatto che fin dal bisogno dell’uomo di ricercare aggregazione sociale per sopravvivere, è emersa la lieve dicotomia del punto di vista che contrappone la prospettiva femminile a quella maschile. L’amicizia è per l’uomo un dilemmatico arcano, per la donna un quesito, comunque qualcosa di differente, solo a tratti coincidente. Dare materia all'amicizia è l’obiettivo, ma le dinamiche costituiscono le chiavi per apprenderne il reale significato. L’amicizia è un caleidoscopio ancestrale di soluzioni, interpretazioni, complicazioni. “Le fate ignoranti” le ricalcola in qualche modo tutte.
Termini relativi, significati assoluti
L’amicizia è salvifica quando esorcizza il dolore, amalgama armoniosamente le diversità sessuali, avvicina solitudini che fanno cerchio l’una a supportare l’altra in una convivenza necessaria, volta alla sopravvivenza nel pieno vortice emblematico della condivisione dei problemi, del confronto. E’ il superamento naturale delle barriere sociali entro uno spettro di silenti pregiudizi imposti dalla quotidianità, altresì l’accettazione disinteressata dell’altro attraverso la semplicità dello stare insieme, lasciando veleni e maldicenze fuori dalla porta.
Amore, odio e fiducia viaggiano uniti in un potente sodalizio persino quando c’è in gioco un rapporto genitoriale ove il conflitto fra madre e figlia genera incomprensioni ma non voragini. Avete mai considerato l’amicizia come spazio eletto per ironizzare senza etichettare, stare insieme per ottenere un posto nel mondo, sentirsi meno soli? La sensibilità e il rispetto non sono soltanto parole, sono antidoti contro l’egoismo e le dissoluzioni di una paura da cui si libera il coraggio di fare all'amico una dichiarazione di generosità indiscutibile: “Se hai bisogno, io ci sono.”