» (trad. Paolo Statuti)
1) Al mio Cicerone a Roma
Alla signora Henryka Ankwiczówna
Sul tuo monumento, mio Cicerone,
Un viandante, un’ignota persona,
Come segno d’essere stato a Roma,
Ha scritto illeggibile il suo nome.
Forse presto un’ondata veemente
Lo inghiottirà; o la sabbia silenziosa
Coprirà la sua vita e le vicende,
E mai di lui sapremo qualcosa…
Voglio indovinare cosa provava,
Quando in Italia, sul tuo libro aperto,
Quel nome come epigrafe lasciava,
Unica traccia del suo cammino incerto.
Forse dopo aver a lungo pensato,
Con la mano tremante lo ha inciso?
Oppure andandosene gli è sfuggito,
Come una lacrima nel commiato?
Mio Cicerone! d’un bimbo hai le gote,
Ma sulla fronte hai la saggezza antica;
Fra i templi di Roma e le sue porte,
Tu sei stato per me l’angelo guida.
Tu sai entrare nel cuore più duro;
Con un solo tuo sguardo turchino,
Leggi il passato, e forse anche il futuro
Tu puoi conoscere del pellegrino!…
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» (trad. Paolo Statuti)
2) Incertezza
Se non ti vedo – non soffro, non piango,
E non perdo i sensi, quando ti guardo;
Eppure, quando a lungo non ti vedo,
Qualcosa cerco, e di vederti chiedo
E, struggendosi, si domanda il cuore:
E’ l’amicizia, o non sarà l’amore?
Quando scompari, nemmeno una volta
Riesco a ricordare il tuo volto;
Eppure spesso, anche se non voglio,
Esso è così vicino al mio ricordo;
E nuovamente si domanda il cuore:
E’ l’amicizia, o non sarà l’amore?
Spesso ho sofferto – e non ho mai pensato,
Che il mio dolore ti avrei riversato;
Senza meta, non badando alla strada,
Non so come raggiungo la tua casa;
Ed entrando, si domanda il cuore:
M’ha guidato l’amicizia – o l’amore?
Per la tua salute la vita darei,
Per la tua quiete all’inferno scenderei,
Benché non senta un desiderio audace,
Di essere per te salute e pace.
E nuovamente si domanda il cuore:
E’ l’amicizia, o non sarà l’amore?
Quando posi la tua mano sulla mia,
Mi avvolge una serena nostalgia,
Mi sembra di morir come in un sogno;
Ma impetuoso mi risveglia dal sonno,
E a voce alta si domanda il cuore:
E’ l’amicizia o è anche l’amore?
Quando per te ho scritto questo canto,
La musa del vate non m’era accanto;
Pieno di stupore non ho compreso,
Da dove i pensieri e le rime ho preso,
E alla fine ha domandato il mio cuore:
M’ha ispirato l’amicizia – o l’amore?
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» (traduzione. S. Quasimodo)
3) Le mie lacrime, pure, fitte, scesero
sulla mia infanzia idillica ed angelica,
sulla sciocca e superba giovinezza,
sulla mia età d'uomo, età di sconfitte,
le mie lacrime, pure, fitte, scesero.
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4) Meglio un istante ad aprile che tutto un lungo mese in autunno.
Autunno